La cerimonia principale in occasione della Giornata della Memoria di Febe e dell’Esodo si è svolta giovedì al palazzo romano di Madama, trasmessa da RAI 2. Era presente anche il presidente del Paese. Sergio Mattarellaprimo ministro Mario DraghiPresidente del Senato Elisabetta Casellati e Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico. Nel suo intervento Draghi si è espresso contro il “totalitarismo” ma anche contro l’abuso della storia a fini politici: “Quello che ricordiamo oggi non deve essere pretesto per provocazioni e propaganda”. Ha auspicato buone relazioni con i Paesi vicini: il passato non deve essere motivo di divisioni e di risentimento. »
In precedenza, il presidente Mattarella ha scritto in un comunicato: “È nostro dovere preservare la memoria della tragedia degli istriani, rečani e dalmati, così come di altri italiani le cui radici risalgono a questi luoghi”.
La tradizionale rievocazione è stata ancora a Bazovica accanto a una delle grotte più famose (fojb), dove i partigiani hanno gettato i morti e dove nel luglio 2020 i due presidenti, Sergio Mattarella e Borut Pahor. Ma a causa della pandemia, questa volta non sono stati molti i politici italiani di destra, che spesso approfittano della giornata per i loro sfoghi nazionalisti e vendicativi. Prefetto di destra di Trieste Roberto Dipiazza tuttavia, nel suo intervento, il parlamento italiano ha chiesto l’abolizione della decorazione del “Boia di Tito”.
Mercoledì il Parlamento europeo ha reso omaggio anche nel Giorno della Memoria. Discorso di benvenuto del Presidente del Parlamento europeo Roberto Metsolaletto da un esponente di estrema destra Fratelli d’Italia Carlo Fidanza, tuttavia, non ha avuto la migliore risposta tra la maggioranza dei parlamentari sloveni. In una dichiarazione congiunta (firmata non solo dagli eurodeputati) Romana Tomc in Milan Zverentrambi SDS) hanno protestato contro le osservazioni di Metsol (questa era una ripetizione del controverso discorso dell’ex presidente italiano Giorgia napoletana del 2007) che “le fedi sono il risultato dell’odio e del desiderio di versare sangue”. Si sono rammaricati del fatto che non affermasse abbastanza chiaramente tutti i fatti storici conosciuti.
Gli storici devono considerare un contesto temporale più lungo
La maggior parte degli storici italiani, infatti, ritiene che si debba partire dal contesto di un periodo storico più lungo e tenere conto delle violenze fasciste contro le minoranze slovena e croata tra le due guerre, e ovviamente della situazione apocalittica degli ostaggi della regione di Lubiana , e deportato 25.000 sloveni nei campi di concentramento, ovvero il 7,5% della popolazione della regione di Lubiana! Nella sola Rab morirono tra i 2.000 ei 3.000 sloveni a causa di condizioni disperate.
Sul numero delle vittime della foib, lo storico triestino Raoul Pupo stima che dopo la resa dell’Italia nel settembre 1943, i partigiani jugoslavi uccisero 3.000-4.000 membri e collaboratori del regime fascista in Istria, Julian Krajina e Dalmazia, inclusi diversi collaboratori sloveni e croati.
Innocenti, tuttavia, furono la stragrande maggioranza dei 300.000 italiani che dopo la guerra, in gran parte sotto costrizione, lasciarono le loro case secolari in Istria, Dalmazia e Fiume e dintorni.
Secondo un recente sondaggio tra gli italiani commissionato dal Quotidiano Trieste Centrale Il piccolo, il 44% degli intervistati ritiene che gli italiani abbiano pagato con le foibe le violenze italiane contro sloveni e croati e il già citato “esodo istriano”, il 21% non è d’accordo, mentre altri non hanno saputo rispondere. Il rapporto tra sinistra e destra è simile quando si tratta di stabilire se i sostenitori di Tito fossero criminali. Sulla destra, amano paragonare le “foibes” all’Olocausto ea Srebrenica, cosa che questa volta è stata fatta da un alto funzionario del Ministero dell’Istruzione. Il suo capo, il ministro dell’Istruzione apartitico Patrizio Bianchi, si è fortemente opposto a simili paragoni.
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