Tutte le decisioni importanti dell’Unione europea devono godere del sostegno di tutti gli Stati membri, vale a dire del consenso. È un peso per la comunità, perché, ad esempio, come dimostra il recente veto dell’Ungheria all’applicazione di una politica migratoria europea comune. In passato si sono verificati parecchi casi simili, in particolare in relazione all’embargo economico imposto dalla Russia dopo il suo attacco all’Ucraina.
Germania, Francia, Belgio, Italia, Spagna, Paesi Bassi, Lussemburgo, Finlandia e Slovenia stanno ora proponendo che l’UE elimini la necessità del consenso, almeno nel campo della politica estera, di difesa e fiscale. Il successo della loro proposta richiederà l’appoggio di altri Paesi, e il dado è caduto, scrive Paolo Valentino sul quotidiano Corriere della Sera. I paesi menzionati si definivano il “gruppo di amici”.
È interessante che paesi con governi con orientamenti politici diversi lo stiano sostenendo. In Italia è al potere il centrodestra, mentre in Germania, Spagna e Slovenia è al potere il centrosinistra. Tra i partigiani non ci sono Polonia e Ungheria, i cui governi sono politicamente vicini al governo italiano di Giorgia Meloni, che si è trovata in compagnia della Slovenia.
L’ex presidente del Consiglio italiano e capo della Commissione europea, Romano Prodi, ha definito la decisione dei nove Paesi una rivoluzione, perché anche lui è convinto che il consenso a tutti i costi condizioni negativamente l’effettiva attività dell’Ue. Ha citato gli ultimi sviluppi in Tunisia, sui quali l’UE non riesce a trovare una posizione comune, tanto meno un aiuto efficace a questo paese che sta attraversando una crisi molto grave.
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