Scrittore sardo e attivista per i diritti civili Michele Murgio (51), difensore delle famiglie e delle minoranze non tradizionali, è stato un parafulmine per il dibattito politico italiano, scrive in questi giorni dopo la sua morte Il New York Times. Da quando esordì quasi vent’anni fa con il suo primo romanzo, una satira sulle condizioni di lavoro degli operatori dei call center telefonici basata su un’esperienza di vita che ha poi ispirato un film Tutta la vita primaera un personaggio pubblico sul quale si formavano le opinioni.
Nato a Cabras, in Sardegna, Murgia era noto per la campagna per i diritti LGBTQ+ e l’eutanasia, ed era uno scrittore e intellettuale pluripremiato. Qualche mese fa, era per Corriere della Sera ha parlato della sua malattia e ha parlato della diagnosi di cancro al rene allo stadio terminale. Quando è stata annunciata la sua morte, il 10 agosto, scrittori, politici, artisti e intellettuali hanno inviato centinaia di messaggi di cordoglio, anche al primo ministro italiano di estrema destra. Giorgia Meloni, il quale scrisse di avere per lei un grande rispetto, anche se le loro idee “notoriamente differivano”. Al suo funerale a Roma, uno scrittore e amico gli ha reso omaggio tra una folla di fan Roberto Saviano.
Candidatura presidenziale
Murgia era una scrittrice esperta, una devota femminista e una devota cattolica con profonde radici nella sua isola. Militante nella vita e nella politica, dieci anni fa si candidò alla presidenza della Sardegna. Il suo libro più famoso Accabadora (2009) su eutanasia e adozione le è valso numerosi premi e ha fatto irruzione sulla scena internazionale. Nelle campagne sarde il termine significa “ultima madre”, colei che è chiamata ad aiutare i moribondi a varcare l’ultima soglia. Nel 2018 ha scritto un manuale satirico intitolato Istruzioni per diventare fascisti (Come diventare fascista), in cui ha tentato di spiegare l’ascesa dell’estremismo di destra. In una prova Dio salvi i froci (2022) hanno riflettuto sulla possibilità di essere femministe e cristiane. «Come femminista, vorrei capire se la fede cristiana è davvero in contrasto con il nostro desiderio di un mondo inclusivo e non patriarcale. Come cristiano, credo che la religione abbia bisogno anche di una prospettiva femminista e queer. Murgia, vincitore del premio letterario Campiello nel 2010, ha definito “fascista” l’attuale governo italiano.
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