Recentemente sono scoppiate controversie aperte nella vicina Italia, che hanno suscitato molto sangue caldo, sulla questione se alle donne musulmane che coprono interamente il loro corpo con abiti tradizionali debba essere consentito l’uso dei bagni pubblici in mare.
Ti Il “burkini”, indossato in spiaggia dalle donne musulmane – ovviamente non tutte – lascia scoperti solo il viso, le mani e i piedi. Secondo il portale web kath.net In uno degli stabilimenti balneari di Trieste i bagnanti sulla spiaggia avrebbero gridato alle donne velate che non potevano fare il bagno qui, alcuni di loro riferendosi all’igiene. Altri visitatori si sono opposti, citando la libertà religiosa, e lo scontro è diventato così acceso che è dovuta intervenire la sicurezza. Il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, ha accompagnato l’evento in questi termini: “Quando una persona viene in Italia, sa in quale Paese è arrivata”. Ecco perché deve adattarsi all’ambiente.
Anna Maria Cisint, sindaco del vicino paese di Tržič (Monfalcone), si è rivolta un mese fa alla comunità musulmana chiedendo di osservare “le usanze occidentali di comportamento in spiaggia” e di non fare il bagno nel mare vestito. In cambio ha addirittura dichiarato: “Basta con la blasfemia, siamo pronti a vietare il burkini. Il sindaco nota che il numero dei bagnanti vestiti è diminuito notevolmente, secondo la sua lettera aperta. Secondo lei, la questione dei costumi da bagno è solo “un aspetto della lotta della nostra civiltà e delle nostre tradizioni, a cui bisogna porre fine per resistere all'”oppressione medievale” delle donne, come prevale in alcune comunità”, e inoltre , secondo Cisintova, “tali forme di ‘islamizzazione’ del nostro territorio non sono accettabili”.
Le posizioni del sindaco di Trieste e del sindaco di Trieste hanno provocato molto sangue caldo in tutta Italia.
Secondo i media italiani, Yassine Lafram, presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia, ha risposto alla sua lettera aperta: “Le donne in Italia possono vestirsi come vogliono, ma secondo il sindaco questo non vale per le donne musulmane”.
Le posizioni del sindaco e del comune di Trieste incontrano una notevole opposizione in tutta Italia, paese noto per le sue norme relativamente rigide sull’uso del velo in pubblico. Alcuni politici avvertono che commenti come quelli scritti dalla Cisintova nella lettera aperta possono “aumentare le tensioni tra la comunità musulmana e gli altri cittadini”.
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