Il boss mafioso siciliano Matteo Messina Denaro, catturato a gennaio dopo tre decenni di latitanza, è morto in un ospedale dell’Aquila. Il 61enne era malato di cancro ed è stato denunciato alla polizia mentre cercava cure.
ROMA
> Messina Denaro è stato il numero uno nella lista dei criminali più ricercati d’Italia per tre decenni fino al suo arresto nel gennaio di quest’anno, con l’unica foto conosciuta di lui risalente ai primi anni 90. Era visto come il successore degli ex grandi boss di Cosa Nostra, Salvatore “Totò” Riina e Bernardo Provenzano, morti in carcere nel 2016 e nel 2017.
È stato condannato all’ergastolo in contumacia per diversi omicidi, compreso il suo coinvolgimento negli attentati del 1993 a Firenze, Roma e Milano, che uccisero dieci persone. Gli viene anche attribuito il coinvolgimento negli attentati mortali del 1992 contro il noto procuratore antimafia Giovanni Falcone e il suo socio Paolo Borsellino.
Scomparve nell’estate del 1993 e rimase latitante per 30 anni. Nel 2015, la polizia ha scoperto che comunicava con i suoi più stretti collaboratori tramite il sistema ti pizzini, che prevedeva di lasciare piccoli pezzi di carta piegati con messaggi sotto una roccia in una fattoria in Sicilia. .
La polizia lo ha arrestato il 16 gennaio di quest’anno mentre si recava in una clinica di Palermo, dove ha ricevuto cure sotto falsa identità. Ha continuato le cure per il cancro nel carcere dell’Aquila, dopo di che è stato trasferito in agosto in un ospedale locale, dove le sue condizioni sono peggiorate notevolmente negli ultimi giorni.
Il suo arresto ha portato sollievo alle vittime dei suoi attentati, ma lui stesso ha sempre proclamato la sua innocenza. Nelle interviste successive al suo arresto negò addirittura di aver mai fatto parte di Casa Nostra.
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