Lex Tito
Il presidente italiano Giuseppe Saragat poi il presidente della Jugoslavia Josip Broz – Tito
© Profimedia
Da almeno un decennio in Italia ci sono richieste per ritirare il cavalierato che l’ex presidente della Jugoslavia socialista, Josip Broz-Tito, aveva ricevuto nel 1969 dall’allora presidente italiano Giuseppe Saragato. Di solito se ne parla soprattutto nel “giorno della commemorazione di Febe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia”. Non è diverso quest’anno, quando il primo ministro italiano Giorgio Meloni ha sostenuto il ritiro del premio. Questa volta l’idea di lunga data si rivela abbastanza buona: dobbiamo cambiare la legge vecchia di 70 anni, secondo la quale le decorazioni non possono essere revocate postume.
Il progetto di emendamento alla legge, preparato dai partiti Bratje Italija e Lega, deve ancora essere approvato dalla Camera dei Deputati e dal Senato, ma questa volta i sostenitori dovranno avere un numero di voti sufficiente. Ciò significa che, tra qualche mese, gli italiani potrebbero ottenere una legge che altrimenti stabilirebbe ancora che non è possibile il ritiro postumo delle decorazioni ai cittadini stranieri, con un’ulteriore eccezione che andrebbe così definita: “In ogni caso, destinatario, anche se morto, colpevole di crimini crudeli e contro l’umanità, perdendo il suo onore.”
Forse la domanda più importante è perché Tito abbia ricevuto la più alta onorificenza italiana per i cittadini stranieri, che Saragat gli ha conferito durante la sua visita a Belgrado il 2 ottobre 1969.
Fu un periodo in cui si discusse della regolamentazione del confine tra i due paesi, che terminò nel 1975 con l’accordo di Osim. È stato anche un periodo di rafforzamento della cooperazione economica (soprattutto nel settore automobilistico) tra i due paesi e di rafforzamento delle relazioni di vicinato in generale. Due anni dopo, Tito visitò Roma e incontrò Saragato, papa Paolo VI. e i proprietari della Fiat Gianni Agnelli. Inoltre, era particolarmente consuetudine che i leader si scambiassero decorazioni di cortesia durante le visite di stato di alto rango.
Ma sembra che tutto ciò non possa ancora costituire una ragione sufficiente perché il socialdemocratico Saragat conferisca al comunista Tito la massima onorificenza nazionale. Storico e autore di numerosi libri su Tito dott. Jože Pirjevec evidenzia quelle che secondo lui sono le ragioni giuste: “Non c’è dubbio sul motivo per cui Tito ha ricevuto questo premio. Nel 1968 scoppiò la Primavera di Praga e i russi usarono il loro esercito per schiacciare il movimento riformista in Cecoslovacchia. Si temeva che potessero anche attaccare la Jugoslavia e raggiungere l’Italia, e non era chiaro dove ciò sarebbe andato a finire. Tito si oppose decisamente a tali idee e così, in un modo o nell’altro, garantì la sicurezza dell’Occidente europeo. In questo contesto si tennero anche colloqui segreti sulla cooperazione militare avvenuto tra l’Italia e la Jugoslavia, l’Italia aveva bisogno di lui, ricevette la suddetta ricompensa.”
Come tutto sembra, anche quest’anno Tito perderà postumo il premio ricevuto mezzo secolo fa, non solo a titolo di cortesia, ma – ironia della sorte – come amico, alleato e protettore dell’Italia e del mondo occidentale.
Recentemente, in Italia, solo uno statista straniero è stato privato del suo premio statale, vale a dire il presidente siriano Bashar al-Assad nel 2013. Per quanto riguarda i cittadini sloveni, secondo Primorske dnevnik, l’Unione di ‘Istranov ha chiesto nove anni fa la cancellazione dei premi italiani donato ai capi partigiani sloveni Mitja Ribičič, Marko Vrhunc e Franjo Rustja, originari di Trieste. Nell’aprile 2013 il governo presieduto da Mario Monti ha avviato il processo per verificare se i vincitori fossero ancora in vita in quel momento. Rustja è morto nel 2006, ma la Roma non ha cancellato le decorazioni di Ribicic (morto nel novembre 2013) e Vrhunc, morto nel 2016.
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