In questi giorni l’immagine della politica migratoria del nuovo governo di estrema destra del presidente del Consiglio si mostra davanti alle coste e nei porti dell’Italia Giorgio Melone, che sostiene controlli più severi alle frontiere esterne dell’Europa e la fine dell’immigrazione clandestina in Italia, affermando che i contrabbandieri non determineranno chi entra nel suo territorio. Quattro navi di organizzazioni umanitarie non governative con un totale di 900 persone a bordo, che stavano soccorrendo migranti in acque internazionali, inizialmente non sono state autorizzate ad attraccare nei porti italiani per diversi giorni.
Il governo di coalizione dei partiti Fratelli d’Italia, Lega e Avanti Italia ha detto agli altri membri dell’Unione Europea che i migranti soccorsi dovrebbero essere accettati dai Paesi sotto i quali navigano le navi degli aiuti. La pressione italiana sui membri dell’UE è quindi avvenuta solo sulle spalle dei migranti soccorsi dalle navi delle organizzazioni umanitarie, circa il 15 per cento. La stragrande maggioranza degli altri viene salvata dalle onde del Mediterraneo dalla marina, dalla guardia costiera e dalle navi mercantili italiane.
Gli umanitari chiedono aiuto alla giustizia
Questa volta la situazione era insopportabile, soprattutto sulla nave Umanità 1, che batteva bandiera tedesca e, dalla seconda metà di ottobre, chiedeva invano alle autorità italiane il permesso di attraccare in uno dei porti meridionali. L’ha ottenuto solo lo scorso fine settimana, quando è intervenuto anche il governo tedesco e ha chiesto all’Italia di offrire aiuti umanitari ai soccorsi. Ma quando la nave è arrivata a Catania, in Sicilia, le autorità hanno permesso lo sbarco di 144 donne e bambini, mentre 35 uomini sarebbero rimasti a bordo. Le fu quindi ordinato di lasciare le acque territoriali italiane.
Analoga sorte è toccata anche alla seconda di un totale di quattro navi in attesa di permesso di ormeggio in questi giorni al largo delle coste italiane. Agli uomini della nave Geo Barents, gestito da Medici Senza Frontiere, non sono stati autorizzati a sbarcare, quindi non hanno potuto presentare domanda di asilo. I rappresentanti delle due organizzazioni stanno ora tentando di far sbarcare gli uomini e consentire loro di chiedere asilo attraverso un ricorso legale, dove contestano anche l’ordine del governo che ordina alle navi di lasciare le acque territoriali italiane prima della fine dell’operazione di salvataggio.
Con la crescente pressione sulla Roma ufficiale da parte dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e delle organizzazioni umanitarie, il governo ha ceduto così tanto che la nave Superare ieri ha autorizzato l’attracco in Calabria e lo sbarco degli 89 migranti soccorsi, uomini compresi. Secondo la spiegazione del governo, questo era ora autorizzato perché si trattava di una classica operazione di salvataggio in mare.
Continuazione della politica già vista
Il primo ministro ungherese ha già elogiato l’attuale politica migratoria più severa di Roma Vittorio Orban. Ma non è una novità, è stata lanciata dall’ex ministro dell’Interno in altra forma Marco Minniti nel governo di Paolo Gentiloni. Nel 2017 queste ultime hanno raggiunto un accordo con le autorità libiche secondo cui, in cambio dell’assistenza finanziaria italiana, la loro guardia costiera avrebbe impedito alle navi di contrabbando di uscire dalla Libia o le avrebbe intercettate e ricondotte in territorio libico. Il boss della Lega ha continuato la politica di inasprimento Matteo Salvini, quando dirigeva il dipartimento dell’Interno del governo di Giuseppe Conte. All’epoca chiuse i porti italiani alle navi umanitarie. Una politica simile viene ora perseguita dal nuovo governo, in cui il portafoglio interno apparteneva all’ex capo di gabinetto di Salvini. Matteo Piantedosi.
Tale approccio è sostenuto anche dalla Meloni, che in campagna elettorale ha annunciato un inasprimento della politica migratoria, introducendo un blocco nel Mar Mediterraneo e auspicando l’istituzione di centri di registrazione per i richiedenti asilo già in terra africana. Anche l’Unione europea ha flirtato con tali idee per qualche tempo. In questo caso, vietare l’ingresso nei porti alle navi che trasportano migranti soccorsi è una violazione del diritto internazionale, così come il rifiuto o l’impossibilità di presentare domande di asilo.
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