Con il rilancio degli impianti di pompaggio sottomarini, l’Italia può pompare 6 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, lo scorso anno ne ha pompati 3,3 miliardi.
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“Ci sono giacimenti di gas nei nostri mari, che siamo obbligati a sfruttare appieno”, ha detto ieri Giorgia Meloni.
Il mare Adriatico è il terreno principale dell’urgente strategia energetica del governo italiano Giorgio Meloni. Rilanciando entro gennaio 2023 le stazioni di pompaggio subacquee nell’Adriatico e in parte anche nello Ionio, il governo italiano prevede di pompare 6 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, contro i 3,3 miliardi dello scorso anno. Nell’attuale crisi energetica, questa non è affatto una piccola differenza. Le stazioni di pompaggio si trovano in località prima di Ravenna in Romagna e vicino alla Sicilia, i nuovi siti italiani nel nord Adriatico al momento non sono programmati per ripartire, scrivono sul quotidiano croato Jutranje List.
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Nel 2009, l’Italia ha aperto un secondo terminale di gas naturale liquefatto (GNL) a Venezia. Avrebbe dovuto fornire gas dal Qatar all’Italia per 25 anni, riducendo la dipendenza dalle importazioni di gas dalla Russia e dal Nord Africa.
Il decreto è già pronto: è stato preparato dal governo precedente Mario Draghi con gli sforzi del suo apartitico ministro della Transizione ecologica Roberto Cigolanifisico e manager e un tempo stretto collaboratore del premio Nobel Klaus von Klitzing. Su suggerimento di Draghi, Meloni ha assunto Cingolani come consulente energetico, come hanno detto i media, presumibilmente “pro bono”.
Nel suo discorso, in cui ieri ha chiesto la fiducia alla Camera e oggi al Senato, la Meloni ha detto: “Ci sono giacimenti di gas nei nostri mari, che siamo obbligati a sfruttare appieno”. Ha anche menzionato “un’eredità di energia verde troppo spesso bloccata da burocrazia e promesse incomprensibili”.
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Terminale di rigassificazione offshore Adriatico LNG situato al largo di Rovigo in Veneto.
Il terminale di gas naturale liquefatto (GNL) Golar Tundra a Piombino, che ha anche il sostegno del nuovo governo, non potrà essere avviato prima della primavera. Nonostante le forti opposizioni, è stato approvato pochi giorni fa dal presidente della regione Toscana Eugenio Giani (del Pd), approfittando del suo incarico di commissario e, come riportano i media, senza di lui non sarà possibile mettere in sicurezza riserve strategiche di gas nel 2024. Ecco perché questo terminale, anche nei documenti del precedente governo , è stata bollata come una “priorità di sicurezza energetica senza alternative”. Il problema è che lui è il sindaco di Piombina Francesco Ferrari (del partito Fratelli d’Italia, guidato dal presidente del Consiglio Meloni) vs. Il comune ha annunciato azioni penali, ma queste di solito interrompono le azioni penali.
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Il governo italiano ha affrontato la crisi energetica riattivando le stazioni di pompaggio sottomarine nell’Adriatico e in parte anche nel Mar Ionio entro gennaio 2023 al più tardi.
Il processo è inibito anche da diversi enti territoriali. Una necessita di approfondite ricerche archeologiche sull’intero tracciato del metanodotto, le altre due stazioni meteorologiche nel porto di Piombino, che monitorerebbero in ogni momento la composizione dell’atmosfera, la terza regolamentazione speciale dei percorsi lungo i quali dovevano navigare. Naturalmente, questi problemi possono essere risolti, come sono stati risolti per i cinque terminali di GNL in Italia, così come per centinaia di terminali in tutto il mondo, ma ora spetta ai tribunali stabilire cosa sia giusto.
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