La Tunisia riferisce che almeno 14 persone sono morte in due barche affondate durante il fine settimana e 51 risultano disperse. Triste notizia arriva anche dal versante nord del Canale di Sicilia.
Nonostante il mare mosso, l’ondata di arrivi di profughi attraverso il Mediterraneo centrale non si è arrestata in questi giorni. La cronaca è tragica, soprattutto nella zona di Lampedusa. Domenica scorsa la guardia costiera italiana è intervenuta in un naufragio in mare al largo dell’isola. 23 persone sono state salvate dall’acqua e sono stati recuperati anche due corpi.
Il giorno prima era avvenuto un altro naufragio al largo di Lampedusa. Sulla cengia sotto la parete inaccessibile dell’isola sono state soccorse 34 persone, che potevano essere spostate solo dopo un giorno e mezzo a causa del forte vento, e questo in elicottero. Secondo le testimonianze dei passeggeri, sulle due imbarcazioni sono state trasportate in totale 90 persone, il che significa che ne mancano più di trenta.
Nonostante il trasferimento dei profughi in Sicilia e nell’Italia continentale, Lampedusa è sotto forte pressione. Ieri nel centro di accoglienza c’erano più di 2.000 persone, almeno cinque volte la capienza.
Deviazione delle navi verso porti remoti
Per questo la settimana scorsa i ribelli spagnoli della nave umanitaria Open Arms non sono stati autorizzati a sbarcarvi i loro 195 sopravvissuti. Dopo altri due giorni di navigazione, sono sbarcati domenica a Brindisi sull’Adriatico. Le organizzazioni umanitarie lamentano che la politica italiana di dirottare le navi dei profughi verso porti più lontani ne aumenta i costi, prolunga le sofferenze dei soccorsi e impedisce alle organizzazioni non governative di tornare più rapidamente sul campo per soccorrere le persone.
Il numero di persone arrivate in Italia attraverso il Mediterraneo centrale dall’inizio dell’anno è salito a oltre 92.000, il 115% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
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