Ricordo molto bene questo mercoledì: era esattamente il 13 marzo 2013. Era un clima primaverile un po’ capriccioso, a meno di una settimana dal giorno di San Giuseppe. Ero appena uscito da un edificio a Šiška a Lubiana, dove ho fatto un’intervista con un pubblicista, un rappresentante dell’intellighenzia tecnica, poi editorialista di Demokracija, ora defunto Dr. Peter Staric.
Quest’ultimo, nell’intervista, mi confidò anche un particolare interessante della sua giovinezza: quand’era prigioniero a Gonars, nel campo dove fu rinchiuso dai fascisti, i prigionieri ricevettero un giorno la visita di un diplomatico ecclesiastico, l’arcivescovo Angelo Roncalli, che con la sua corporatura larga era una giusta antitesi agli affamati abitanti del campo, ma molto bonario. Ai prigionieri distribuiva anche semplici edicole, probabilmente edicole miracolose all’Immacolata. A questo fatto, qualcuno potrebbe accigliarsi, dicendo che gli sarebbero stati portati del cibo, ma non oggetti religiosi privi di significato, ma avrebbe potuto provvedere alla loro liberazione. Così come lo stesso arcivescovo salvò molti ebrei e fece in modo che la nave con bambini ebrei non cadesse nelle mani dei tedeschi. Con ciò dimostrò di non essere affatto vicino alla politica delle potenze dell’Asse.
Questo arcivescovo bonario e umoristico, originario di Bergamo, città italiana terribilmente colpita dall’epidemia di covid19 due anni fa, divenne il nuovo papa quindici anni dopo (1958) con il nome di Giovanni XXIII. È vero che al momento della sua elezione era già abbastanza avanti con i 77 anni ed era considerato una sorta di papa di transizione, per trovare un degno sostituto di Pio XII, morto poco prima. Tuttavia, fu Giovanni il Buono a dare inizio al Concilio Vaticano II, che oggi i circoli tradizionalisti proclamano come la fine della vera Chiesa, poiché si dice che i massoni e vari progressisti all’interno della Chiesa abbiano alla fine preso tutto il potere. Il Concilio fu chiuso nel 1965 dal suo successore, Paolo VI.
Ma torniamo agli eventi di dieci anni fa: mentre camminavo dagli edifici di Shishen alla fermata dell’autobus, fissavo con impazienza il mio cellulare. Si era appena conclusa la parte mattutina della seconda giornata dell’elezione papale, dopo che Benedetto XVI si è umilmente ritirato dal soglio di Pietro. e per molti anni dopo dovette ripetere di aver deciso questa decisione in modo del tutto indipendente e sovrano, senza pressioni – ma nonostante ciò le voci che si trattasse di dimissioni forzate si fecero sempre più forti. Ad ogni modo, il giorno prima ho assistito ai lavori all’inizio del conclave, quando i cardinali con diritto di voto hanno sfilato in diretta televisiva attraverso la Cappella Sistina, tra loro c’era il cardinale sloveno Dr. Franc Rode, che ha così partecipato al suo unico conclave da elettore del papa, avendo compiuto 80 anni un anno dopo e perdendo così il diritto di voto. Quando tutti i cardinali entrarono nell’aula, il cerimoniere pontificio – all’epoca era mons. Guido Marini, dall’ottobre 2021, il Vescovo di Tortona presso Genova – con l’esclamazione “Extra omnes” (sloveno: tutti fuori), ha emesso un’ordinanza che tutti coloro che non appartengono al luogo lo debbano abbandonare. Poteva così iniziare il primo turno elettorale ed era chiaro che quella sera non ci sarebbe stato un nuovo papa. E non c’era nemmeno dopo la parte mattutina del conclave del giorno successivo.
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