MG/STA
18 settembre 2023, 22:32
Aggiornato: 18 settembre 2023, 22:37
L’inchiesta sulle accuse del sacerdote gesuita e artista padre Marko Rupnik è stata conclusa. Conclude il visitatore Giacomo Incitti: “Al Centro Aletti si svolge una sana vita comunitaria senza particolari criticità”.
“È chiaro che al Centro Aletta si svolge una sana vita comunitaria senza particolari criticità.“, secondo l’agenzia di stampa italiana Ansa, lo rende noto il Vicariato romano in un rapporto pubblicato oggi a seguito della visita canonica, o indagine, disposta dal cardinale nel mese di gennaio Angelo De Donatis.
Il Centro Aletti è un’associazione pubblica e luogo di incontro dei credenti di Roma, legata alla Diocesi di Roma, fondata nel 1992 di diritto Rupnik e lo ha guidato per più di un decennio. Secondo le dichiarazioni delle vittime gli abusi sarebbero avvenuti anche al Centro Aletti.
Secondo la diocesi questo era il compito del visitatore di Giacomo Incittianch’egli sacerdote e professore di diritto canonico presso la Pontificia Università Urbaniana,”verificare la dinamica dell’associazione, il funzionamento dei suoi organi direttivi e la fondatezza fattuale delle preoccupazioni sollevate da alcuni organi“.
Il visitatore, che già il 23 giugno ha presentato il rapporto finale dell’inchiesta, ha anche esaminato le principali accuse contro padre Rupnik, compresa quella che ha portato alla sua scomunica o all’esclusione dall’ordine dei gesuiti. Egli ha constatato gravi irregolarità nella procedura, il cui esame ha sollevato ragionevoli dubbi anche sulla richiesta di scomunica, scrive il settimanale Druzina.
Come si legge nel messaggio della Diocesi di Roma, Incitti ha sottolineato esplicitamente queste irregolarità nel presentare il rapporto. Per la gravità dei suoi accertamenti, il cardinale De Donatis “ha trasmesso il rapporto alle autorità competenti”.
Secondo l’Ansa, il Vicariato romano “salva così l’esistenza” del Centro Aletti, soprattutto grazie all’iniziativa di riabilitazione del suo fondatore Rupnik.
Padre Rupnik è accusato di diversi abusi sessuali contro le suore della comunità Loyola a Lubiana, dove lavorava. L’anno precedente erano state presentate accuse contro di lui, ma l’autorità ecclesiastica competente le ha ritenute scadute e ha archiviato il caso. Poi, l’anno scorso, sono state rese pubbliche le dichiarazioni di diverse suore sugli abusi sistematici e prolungati.
L’ordine dei Gesuiti proibì a Rupnik qualsiasi attività artistica pubblica, in particolare negli edifici religiosi. Gli era già stato vietato ogni forma di impegno sacerdotale pubblico e di comunicazione pubblica. Inoltre non avrebbe dovuto lasciare la terra italiana del Lazio.
Il Vaticano aveva già scomunicato Rupnik, un rinomato artista sacro, nel 2019 perché aveva assolto il peccato di una donna che aveva fatto sesso con lui. Ma questa misura fu presto abolita perché Rupnik confessò e si pentì del suo peccato.
“Tipico pensatore. Impenitente alcolista. Fanatico di Internet. Difensore della cultura pop. Drogato di TV.”