“I diritti umani e delle minoranze non hanno più un ruolo centrale nella politica europea”

Pochi giorni fa il consorzio di solidarietà internazionale ICS, insieme alla diocesi di Trieste Karitas e ad alcune cooperative sociali, ha richiamato l’attenzione sul problema dei migranti di ritorno: la polizia italiana consegna infatti ai colleghi sloveni alcuni migranti catturati sul suo territorio con il pretesto di essere entrati (illegalmente) nel territorio italiano attraverso il confine italo-sloveno. Analogo appello è stato rivolto al Viminale e ad altre istituzioni dall’Associazione studi giuridici ASGI. Secondo la valutazione di tutte le organizzazioni sopra citate, questi rimpatri auspicati dalla politica italiana sono illegali. La pensa così anche Matej Iscra, sloveno di Trieste, uno dei coordinatori dell’ICS.

Su quale base giuridica l’Italia rimanda alcuni migranti in Slovenia?

I politici si riferiscono all’accordo del 1997 tra Italia e Slovenia, che disciplina la procedura di rimpatrio dei cittadini stranieri entrati illegalmente nel Paese. Allo stesso tempo, probabilmente anche all’accordo di cooperazione transfrontaliera di polizia del 2007 (formalmente operativo dal 2011 – legge 60/2011) e che prevede pattugliamenti congiunti di polizia, nonché procedure per il rimpatrio dei cittadini stranieri che sono entrati illegalmente nel paese.

Il punto è che il suddetto accordo del 1997 esclude espressamente i richiedenti asilo da tali ritorni “rapidi” o “informali”, poiché sono soggetti al cosiddetto Regolamento Dublino, che definisce chiaramente la procedura di ritorno. Il fatto che alcuni affermino che “così si fa prima e poi i migranti potranno sicuramente chiedere asilo in Slovenia” è irrilevante, perché in ogni caso devono attenersi alle disposizioni del Regolamento Dublino. Ad esempio, non prevede certo che qualcuno debba essere “restituito” alla polizia straniera senza fornire copia del provvedimento. Vorrei aggiungere che solo identificando il migrante potremo capire se può chiedere asilo in Italia oppure se ha già chiesto asilo in un altro Paese UE o se già beneficia di protezione internazionale.

Secondo voi cosa succede quando questi migranti vengono “restituiti” alla polizia slovena?

Purtroppo non disponiamo di dati certi. Tuttavia, a giudicare da ciò che spesso accade quando la polizia slovena arresta i migranti provenienti dalla Croazia, è del tutto possibile che anche i migranti “respinti” dall’Italia non si trovino più sul territorio dell’Unione europea. In questo caso si verifica un respingimento a catena e il migrante si ritrova fuori dall’UE, il che è ovviamente illegale, ma lo espone anche alla violenza della polizia. Nel 2018, anche la polizia italiana ha partecipato a questi respingimenti. Quando i politici parlano di “ritorni informali”, non si rendono conto che probabilmente è un termine di fantasia per qualcosa di illegale.

Secondo le informazioni in vostro possesso, offrono loro la possibilità di chiedere asilo in Slovenia?

Anche in questo caso non abbiamo dati ufficiali, ma molto probabilmente no.

Durante l’udienza, il tribunale di Genova si è pronunciato chiaramente contro il ritorno dei migranti in Slovenia, perché molto spesso li accompagnano fino al confine croato, e la Croazia è accusata dalle organizzazioni non governative di trattamenti inumani e persino di tortura dei migranti – quali informazioni avete? avere su questo argomento?

Secondo diversi rapporti di organizzazioni non governative, sia internazionali (ad esempio Amnesty) che locali (Centro studi sulla pace di Zagabria, Are You Syrious?, No Name Kitchen…), è chiaro che i migranti vengono trattati in modo disumano dalle autorità croate. Polizia Stradale. Anche la polizia italiana e slovena rientrano in questo sistema non tenendo conto dei diritti dei richiedenti asilo, il che è preoccupante. Il fatto che questo tipo di comportamento cominci a prendere piede nel nostro Paese dimostra anche che sta diventando “normale”, o che alcuni cercano di imporlo come normale. Questo mi preoccupa personalmente, perché è ovvio che i diritti umani e i diritti delle minoranze non hanno più un ruolo centrale nella politica europea (tenendo conto anche di quanto sta accadendo nei paesi di Visegrad, soprattutto in Ungheria).

Maggiori informazioni nel Primorske dnevnik di oggi (al centro).

Agnese Alfonsi

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