Il Senato non ha appoggiato Draghi, che dovrebbe (di nuovo) rassegnare le dimissioni



Da febbraio 2021 Draghi guida la Coalizione per l’Unità Nazionale, che comprende quasi tutti i partiti al Senato tranne i Fratelli d’Italia (Fratelli d’Italia) di estrema destra di Giorgio Meloni. Foto: EPA

Il voto di fiducia a Draghi è stato sostenuto da 95 senatori, con 39 voti contrari.

Tre partiti di governo – Lega, Next, Italia e Movimento Cinque Stelle – non hanno preso parte alla votazione.

I tre suddetti partiti non hanno preso parte al voto di fiducia di stasera, che porrà fine al governo di unità nazionale di Draghi, secondo l’agenzia di stampa francese AFP.

Draghi tecnicamente ha vinto il voto, ma ha perso la maggioranza come previsto. Draghi dovrebbe visitare stasera il presidente Sergio Mattarella e offrirgli le sue dimissioni. Mattarella potrebbe impiegare qualche giorno per decidere la prossima linea d’azione.

Il piano di Draghi di preservare la coalizione e rimanere in sella fino alla fine del mandato nella primavera del 2023 è così fallito.

Avanti e la Lega vuole elezioni anticipate

Prima del voto vero e proprio al Senato, i Prossimi partiti, Italia Silvio Berlusconi e la Lega Destra Matteo Salvini ha annunciato lo scioglimento del parlamento italiano e le elezioni anticipate.

I predetti partiti non hanno voluto votare la delibera a cui era legato il voto di fiducia, perché hanno voluto votare un’altra risoluzione che escludesse dal governo il Movimento Cinque Stelle.

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“Draghi non ha ancora perso il suo status di potenziale salvatore della patria”.

L’ex presidente del Consiglio Berlusconi e il leader leghista Salvini hanno annunciato oggi in un comunicato congiunto che sosterranno Draghi, ma solo con un governo che sarà completamente rinnovato e che non includerà le stelle del Movimento Cinque.

In mattinata Draghi ha indicato al Senato di essere pronto a rimanere alla guida del governo se le parti concludessero un nuovo patto di fiducia, e contestualmente ha presentato le ragioni delle sue dimissioni e le condizioni alle quali è pronto continuare a guidare il governo.

Un voto di sfiducia che ha fatto cadere il governo

Ha offerto le sue dimissioni al presidente del Paese già la scorsa settimana dopo che il Movimento Cinque Stelle non ha preso parte al voto al Senato sulle misure per aiutare a far fronte alla crisi energetica e sugli aiuti militari all’Ucraina per 26 milioni di euro. Secondo Draghi, questa fu la fine della fiducia su cui si basava la cooperazione all’interno della coalizione.

Tuttavia, Mattarella ha rifiutato di dimettersi e ha rimandato Draghi in parlamento per valutare la situazione lì.

La fine del governo di unità nazionale in Italia

Joachim Femi

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