Il tribunale ha temporaneamente sospeso le riprese dell’orso che ha ucciso il corridore



La foto è simbolica. Foto: Reuters

Il tribunale ha accolto il ricorso della Lega contro la Vivisezione (LAV), che chiedeva l’annullamento del decreto sull’abbattimento dell’orso. Il tribunale ha sospeso l’esecuzione del decreto fino a quando la provincia del Trentino non avrà ottenuto gli atti giudiziari, i referti medici sulla causa della morte del motociclista e sulla tipologia delle sue ferite, e le analisi che permetteranno di identificare l’animale responsabile dell’aggressione.

Il tribunale ha inoltre disposto che l’orso, se catturato, venga incarcerato fino a quando l’agenzia ambientale competente di Ispra non ottenga un parere ufficiale sulla necessità di sopprimerlo o sulla possibilità di un eventuale trasferimento in altre regioni d’Italia. Deve dare disdetta cinque giorni dopo il suo arresto e non potranno spararle a meno che non sia dimostrato che è pericolosa.

Questa è la seconda volta che il tribunale rifiuta di sparargli. Ha già revocato il decreto corrispondente che le autorità locali hanno emesso dopo l’attacco di padre e figlio al Monte Peller nel 2020. Le è stato quindi fornito un collare di localizzazione, ma la sua batteria si è scaricata e non ha emesso più segnali, quindi non è ancora stato trovato.

L’orso di 17 anni è il discendente di due orsi sloveni portati in Trentino dalla Slovenia nel 2000 e nel 2001 nell’ambito del progetto Life Ursus dell’UE. Con questo progetto si voleva prevenire l’estinzione degli orsi bruni nella regione.

Reinhold Messner sostiene il massacro

Il noto alpinista e scrittore italiano Reinhold Messner ha dichiarato mercoledì al quotidiano italiano La Stampa che l’uccisione di animali selvatici in Trentino non dovrebbe essere un tabù, in quanto “orsi e lupi sono diventati un problema per agricoltori, allevatori, residenti e turisti“. Ha ritenuto che sarebbe stato giusto ridurne il numero fucilandoli.

Ha anche chiesto una legislazione adeguata a livello di Unione Europea, perché secondo lui non è accettabile intervenire solo quando l’animale ha già ucciso qualcuno, riferisce l’agenzia di stampa tedesca Dpa.

Joachim Femi

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