In Italia chiediamo nuovamente la revoca della decorazione di Stato a Tito

A metà luglio la commissione Cultura del Senato italiano aveva già esaminato la proposta di ritirare l’Ordine cavalleresco di Gran Croce, conferito a Tito nel 1966 dall’allora presidente italiano Giuseppe Saragat.

Dietro questo processo c’è Roberto Menia, senatore di Fratelli d’Italia, il partito di estrema destra al governo, noto per la sua ferma opposizione alla legge a tutela degli sloveni in Italia.

La prima è firmata nell’ambito di una proposta di ritiro del premio menzionato da Tito in fase di preparazione del disegno di legge sulla promozione tra i giovani della conoscenza della tragedia di Febe e dell’esodo degli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia, Lo riferisce l’agenzia di stampa italiana Ansa.

La proposta prevede la possibilità di ritirare le decorazioni a tutti i responsabili di crimini contro l’umanità, siano essi già deceduti o meno, come Tito.

La destra italiana accusa il regime di Tito di essere responsabile dei massacri di italiani in Istria e nei dintorni di Trieste durante e immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, nonché dell’esodo di centinaia di migliaia di italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia dopo la guerra.

Menia ha espresso soddisfazione per l’inserimento della proposta all’ordine del giorno della commissione del Senato, in quanto si tratta di una richiesta storica da parte dei “parenti delle vittime della strage degli ezules istriani da parte di Tito, di Rijeka e della Dalmazia. Secondo lui, la proposta obbliga il governo ad avviare la procedura per ritirare la decorazione a Tito.

Il Primorski dnevnik ricorda che, in passato, la destra ha più volte chiesto il ritiro del premio assegnato a Tito, morto nel 1980.

Secondo il giornale tutti i suoi tentativi sono falliti per ragioni politiche e procedurali. La legge del 1951 precisa espressamente che non è possibile annullare o revocare il riconoscimento pubblico ai beneficiari deceduti.

Ciò richiede un’apposita decisione governativa, che dovrà essere approvata con decreto del Presidente della Repubblica, e la revoca del premio dovrà poi essere pubblicata nella Gazzetta Ufficiale. Inoltre, la legge del 1951 impone al governo di informare prima il vincitore dell’annullamento del premio, che può presentare ricorso. Ma il defunto non può farlo.

Menia ritiene che questa volta la cosa sia reale e che il governo ritirerà il premio all’ex presidente jugoslavo. Lui è consapevole che probabilmente il processo durerà molto tempo, ma crede che i tempi politici siano maturi per una tale decisione, dice anche il Primorski dnevnik.

Del resto, secondo il quotidiano croato Jutarnji list, la proposta di Menia non costituisce una sorpresa, poiché dopo le elezioni parlamentari dello scorso anno in Italia aveva annunciato “sanzioni efficaci contro tutti coloro che negano le foibe e che chiederà alle autorità una verifica del finanziamento pubblico della minoranza italiana in Slovenia e Croazia, nonché i prezzi di confisca concessi a Titus.

Agata Lucciano

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