In una rubrica di giornale Salsiccia Rundschau Arno Widmann ha scritto che Dante è diverso “ha portato la lingua madre a livelli straordinari”, ma faceva notare che gli scolari italiani oggi non comprendono più i “vecchi” versi della Divina Commedia, composti nel 1320. Il poema epico, diviso in tre canti (che documenta il viaggio del poeta attraverso l’inferno, il vizio e il paradiso), è stato cioè scritto in dialetto toscano – così Dante lo riferì alle masse che non capivano il latino del popolo colto di quel tempo. La scelta della lingua dantesca ebbe conseguenze così profonde che il dialetto toscano divenne la base dell’italiano moderno, motivo per cui il poeta oggi porta il titolo “il padre della lingua italiana“.
Un debito con i trovatori
Widmann scrive anche che Dante doveva molto nella sua poesia lirica al francese o provenzale ai trovatori medievali e ai loro canti d’amore. “Ma spesso dimentichiamo una differenza fondamentale. I Trovatori erano cantanti pop, ma dei loro capolavori sopravvivono solo versi; Dante voleva ottenere lo stesso effetto, ma senza la musica. Ha sempre pensato che fosse una competizione”.
Ma il tedesco è più acuto quando si confronta Dante e Shakespeare. “Shakespeare, nella sua amoralità, era anni luce avanti rispetto allo sforzo di Dante di avere un’opinione su tutto; misurava tutto con l’asticella della propria moralità”. Salsiccia Rundschau ha pubblicato l’articolo il 25 marzo, a “Dantedi“, una giornata dedicata al poeta in Italia. (Quest’anno la festa è particolarmente importante, perché in tutta Italia si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante.)
È stato un tedesco a reagire più duramente all’articolo: Eike Schmidt è uno storico dell’arte e direttore della Galleria degli Uffizi. In un’intervista radiofonica, ha definito “ignorante” il suo connazionale. “Widmann afferma che Dante non è così importante per la lingua italiana perché gli scolari di oggi hanno difficoltà a capire i suoi versi. Ma non è affatto vero. Salvo poche parole e di teologia Nozioni La lingua di Dante è ancora oggi perfettamente intelligibile, rispetto a quanto accadde all’inglese o al tedesco nel XIV secolo”.
Ministro della Cultura italiano Dario Franceschini era poetico. Twittato è un verso dell’inferno: “No ragioniam disse Oro, mamma custode e passaporto (Minore. III, 51)” (Non pensiamoci, guardiamo e andiamo avanti.).
Vicepresidente della Società Dante Alighieri, linguista Luca Serianniè per un’agenzia di stampa Adcrona ha commentato che aveva un articolo “l’approccio dei bambini“.
Le massime onorificenze in occasione dell’anniversario della morte
Dante nacque a Firenze nel 1265; fu sepolto a Ravenna nel 1321. La scorsa settimana il presidente italiano Mattarella e papa Francesco hanno reso omaggio nel 700° anniversario della sua morte. Il papa ha scritto che il poeta resta”profeta di speranza e testimone dell’aspirazione umana alla felicità”sopprattuto “proprio adesso“. Mattarella è per il giornale Corriere lavorare Sera ha commentato: “La Divina Commedia ci attrae e ci stupisce anche oggi perché parla di noi, dell’essere più profondo dell’uomo, dove risiedono le nostre debolezze, i nostri fallimenti, la nostra dignità e la nostra generosità”.
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