La prossima grande crisi sarà italiana?

Quando l’economia greca è crollata, l’Europa ha tremato, noi tutti abbiamo pagato affinché i greci potessero iniziare a ripagare le banche tedesche e francesi. Sembrava tutto uno scandalo gigantesco con enormi conseguenze, ma valeva appena la pena menzionarlo rispetto al problema che potrebbe affrontare l’Europa in questo momento. Un problema che potrebbe diventare paneuropeo e scuotere l’intero continente ancor più della Brexit è la crisi del debito italiano, il collasso delle banche italiane, accelerato dall’uscita della Gran Bretagna dall’UE.

I debiti italiani raggiungono il 132% del Pil e superano i 2.300 miliardi di euro. Rispetto alla crisi italiana, la crisi greca è stata minore. Gli analisti attribuiscono questa cifra astronomica del debito al notevole calo attuale delle banche italiane, a cominciare da MPS, Monte dei Paschi di Siena, che ha già perso il 90% del suo valore di borsa.

La banca più antica del mondo

Il Banco Monte dei Paschi di Siena è stato fondato nel 1472, è la banca più antica del mondo e ancora ufficialmente la terza banca più grande d'Italia. Non sono meno in crisi le altre grandi banche della penisola appenninica. UniCredit, Banco popolare, Ubi e Intesa Sanpaolo sono stati duramente colpiti dalla Brexit, che gli analisti chiamano spietatamente il “momento della verità”. Il calo medio delle banche italiane dopo la Brexit è del 47%.

Ma i dati che fanno rizzare i capelli ai banchieri europei non si fermano qui. Le banche italiane, soprattutto le più grandi tra loro, hanno più di 360 miliardi di euro di “debiti velenosi”, che rappresentano il 22% del prodotto sociale lordo. La bad bank, se riuscirà a rimettersi in piedi e se Bruxelles e Francoforte lo approveranno, comincerà ad operare con almeno 360 miliardi di crediti inesigibili.

Gli analisti più cinici si chiedono già da qualche giorno, da quando si comincia a parlare di dati noti da tempo ma piuttosto nascosti al grande pubblico, se questa caduta della politica italiana sarà solo una questione di sopravvivenza o la caduta di Matteo Renzi. come un giovane promettente salvatore della patria che si impegna davvero a riformare ciò che è superato e inattuale da più di mezzo secolo, o anche questioni ben più fatali.

In particolare, gli analisti britannici e francesi si chiedono apertamente se la conseguenza logica della crisi acuta prevista per l'autunno sarà l'uscita dell'Italia dall'Eurozona o addirittura dall'Unione Europea, le cui basi sono state gettate a Roma. Secondo gli ambienti politici ed economici italiani tradizionali, scenari così cupi sono fuori discussione. Al contrario, la Roma ufficiale si sforza di riconquistare la precedente posizione dell'Italia in Europa, perduta per diversi anni, dopo la partenza di Londra.

Connessione nell'abisso

Le forze politiche emergenti e sempre più influenti, che negano la tradizionale struttura del potere, si battono proprio per l’uscita dall’Eurozona, per il ritorno della famosa lira, che ha permesso di manipolare il valore della moneta nazionale e ha incoraggiato le esportazioni. Anche l’uscita dall’Unione Europea sembra logica alle forze giovani dopo il referendum britannico.

Le nuove forze nel cielo politico italiano, il Movimento Cinque Stelle in Oro, anch'egli galoppato alle elezioni con l'aiuto del grande pubblico, sono convinte che tutto ciò che resta del sistema postbellico di democrazia cristiana e del sistema bipolare sia la conseguente divisione dello spazio politico merita tutt’al più di essere gettata nella spazzatura.

Se la vecchia struttura creata dagli americani e dal Vaticano nel dopoguerra è stata dimenticata nell’obsoleto capitalismo familiare, il nuovo insieme che si è sviluppato dopo il crollo della Democrazia Cristiana a causa della corruzione ha innescato soprattutto la crisi dell’ultimo decennio, che altri paesi europei hanno saputo come da superare, e l’Italia sprofondò nel fango.

Durante la crisi globale del 2008 la produzione industriale italiana è crollata di un quinto, ma Roma non ha voluto ammetterlo, anche la Banca Centrale Europea ha preferito chiudere un occhio. Mario Draghi non ha lanciato l'allarme, il che potrebbe portare a ritorsioni nei suoi confronti. Nessuno dei governi che si sono succeduti in questo periodo è riuscito ad evitare la caduta nel baratro. Prima Berlusconi, poi l'Onnipotente, poi Monti, nominato salvatore, poi Letta e infine Renzi, salito al potere dopo un leggero colpo di stato interno al centrosinistra, tutti a turno hanno piantato fiori e annunciato una rapida crescita.

A ottobre l’Italia dovrà affrontare un referendum sulle modifiche costituzionali che dovrebbero aiutare a salvare la nave. In quel periodo, in ottobre, anche gli austriaci terranno elezioni presidenziali influenti e pericolose per l’Europa, e gli ungheresi decideranno tramite referendum sulla limitazione delle quote per i nuovi arrivi. Tutto finirà nelle mani degli oppositori delle riforme renziane e dei sostenitori dei nuovi movimenti che chiedono l'addio dell'Italia a Bruxelles e Francoforte.

Valeriano Detti

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