La marcia di Giorgia Meloni su Roma
murale fascista
© Igor Gabrovec, Facebook
La scorsa settimana è stato il centenario della Marcia su Roma, la manifestazione fascista che si è conclusa con la nomina di Benito Mussolini a Primo Ministro italiano. Quasi ironia della sorte, a pochi giorni dall’anniversario, ha prestato giuramento il nuovo Presidente del Consiglio italiano Georgia Meloni, presidente del partito neofascista Fratelli d’Italia, che in passato non ha nascosto la sua simpatia per Mussolini, e con lei il massimo governo di destra dalla seconda guerra mondiale. Il partito di Meloni è affiancato al governo dalla Lega di Matteo Salvini e dal partito Next, Italia di Silvio Berlusconi, che insieme hanno la maggioranza in entrambe le camere del parlamento.
Meloni è ben nota nella zona di confine e tra la minoranza slovena in Italia, probabilmente principalmente per la sua opposizione al ritorno della Casa Nazionale di Trieste agli sloveni e alla legge a tutela degli sloveni in Italia, l’equiparazione dei partigiani ai fascisti, parlare di annettere l’Istria e la Dalmazia all’Italia, nonché di perseguire coloro che si oppongono all’ingannevole discorso italiano delle foibe. Non sorprende quindi che alcuni dei volti che hanno ricoperto incarichi importanti nel suo governo. Tra loro c’era il nuovo ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani di Naprej, Italia, che nel 2019, mentre era ancora Presidente del Parlamento europeo, ha segnato la giornata della commemorazione delle Foibes e dell’esodo degli italiani dall’Istria con le parole: ” Viva l’Istria italiana, viva la Dalmazia italiana”. E il nuovo ministro delle Regioni Roberto Calderoli, esponente di spicco della Lega, che in passato non era favorevole a modifiche alla normativa elettorale che faciliterebbero l’elezione dei parlamentari di nazionalità slovena o garantissero la rappresentanza parlamentare di minoranza.
I membri della minoranza slovena erano quindi giustamente preoccupati quando Melonijeva ha prestato giuramento. È una politica che ha costruito una parte essenziale della sua politica sull’odio per le minoranze e giocando sulle corde dei movimenti nazionalisti italiani. Sanno molto bene a cosa può portare.
Un simbolo dipinto con le lettere SFSN (Morte al Fascismo, Libertà alla Nazione)
© Igor Gabrovec, Facebook
In occasione del centenario della marcia su Roma, in una cava abbandonata nel comune di Nabrežina sono apparsi dei graffiti con il simbolo del fascismo. La gente del posto lo ricoprì presto con un’altra mano di pittura, questa volta con il simbolo della pace e lo slogan Morte al fascismo, libertà alla nazione. I graffiti con simboli fascisti purtroppo non sono rari in questi luoghi. A ciò si aggiungono i tentativi altrimenti dolorosi di nascondere la vicenda, intrapresi da molti politici italiani, tra cui il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, su iniziativa del quale, ad esempio, è stata approvata una proposta di vacanza per commemorare la liberazione di Trieste dai partigiani jugoslavi, o il monumento eretto al padre del fascismo italiano, Gabriel D’Annunzio.
Con l’ascesa della politica nazionalista anche a livello statale, simili impulsi, prima intesi come qualcosa di periferico, stanno tornando al centro del dibattito politico italiano – e anche la minoranza slovena potrebbe essere attaccata. Come ha affermato Tatjana Rojc, seconda classificata del Partito Democratico, al momento della sua rielezione al Senato, l’elezione di Meloni rappresenta un importante passo indietro per la comunità nazionale slovena in Italia, che potrebbe mettere a repentaglio le azioni finali per il ritorno della Casa Nazionale di Trieste.
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