“Da quando Illy sa scrivere?” Questo commento scherzoso è stato ascoltato prima della conversazione di martedì al Teatro Miela sugli affari tra Riccardo Illy e Antonio Calabro. La conversazione è stata anche una presentazione dei loro ultimi libri, L’arte dei prodotti eccellenti d’Illy e L’avvenire della memoria de Calabro. La battuta sullo scritto di Illy è ingiustificata, ma l’imprenditore e politico triestino è sicuramente più noto per qualcos’altro.
Enzo D’Antona, ex caporedattore del quotidiano Il Piccolo e presidente della cooperativa Bonaventura, ha parlato con Illy e il responsabile culturale e giornalista Antonio Calabro, direttore del Fondo Pirelli.
Sia Illy che Calabrò hanno elogiato il sistema italiano, che “produce cose belle all’ombra delle campane dei paesi”, come Calabrò ha citato lo storico Carlo Alberto Cipollo. Secondo Illy, però, «non ci sapevamo raccontare abbastanza bene». Il sistema turistico della penisola dovrebbe quindi offrire visite turistiche alle fabbriche e non solo, come oggi, agli agriturismi.
Illy ha anche raccontato un aneddoto sul suo ingresso in politica. Nel 1993 non decise da solo di candidarsi a sindaco. “Abbiamo convocato un consiglio di famiglia e abbiamo deciso di prestarmi alla città per alcuni anni. Si tratta anche di sostenibilità, restituire qualcosa alla regione in cui si trova l’attività”.
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