Il governo del primo ministro Girogia Meloni aveva sede nella città calabrese di Cutro, vicino alla quale almeno 72 disertori sono morti in un naufragio il 26 febbraio.
L’arrivo della squadra governativa è stato accompagnato dalle proteste della popolazione locale. “Vergognatevi assassini” gridavano i residenti alle auto che portavano a Cutra il primo ministro ei ministri. Il dolore e la rabbia per la tragedia di quasi due settimane fa non sono diminuiti. Sabato pomeriggio, sindacalisti e attivisti non governativi terranno lì un’altra manifestazione di protesta, chiedendo un trattamento umano per i disertori.
Il nuovo decreto del governo, apparentemente spaventato dall’indignazione per le non chiare responsabilità del tragico esito dell’affondamento di Cutro, non segue quindi la vecchia retorica della Meloni sui blocchi marittimi dei profughi e la chiusura dei porti, ma si concentra sullo smantellamento delle reti di contrabbando.
Secondo il ministro della Giustizia Carlo Nordia, il decreto introduce fino a 30 anni di reclusione per i trafficanti se qualcuno muore durante un viaggio in Italia da loro organizzato o condotto. Il decreto prevede anche l’aumento dei centri di rimpatrio per i disertori e la semplificazione delle procedure di espulsione.
Il governo sta anche mettendo in campo un piano triennale per l’immigrazione legale dei lavoratori delle professioni deficitarie, che l’Italia non ha vissuto negli ultimi governi, perché secondo il Presidente del Consiglio tutte le lacune sono state colmate dai clandestini. La preferenza dovrebbe essere data a persone provenienti da paesi che, in collaborazione con l’Italia, informeranno sui rischi dell’immigrazione clandestina.
Nel frattempo, proprio ieri, più di 1.300 persone sono sbarcate sull’isola di Lampedusa, per lo più cittadini di paesi sub-sahariani arrivati via mare da Sfax, in Tunisia. Dall’inizio dell’anno sono sbarcati in Italia oltre 15.800 profughi, rispetto ai 6.000 nello stesso periodo dell’anno scorso.
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