L’Italia non recupererà il naufragio con i corpi di 800 migranti

Catania – La giustizia italiana ritirerà la richiesta di salvare o rimettere a galla il relitto della nave affondata nelle acque libiche il 18 aprile, uccidendo fino a 800 disertori. Come ha spiegato il procuratore competente della città di Catania, Giovanni Salvi, per le indagini sulla più grave tragedia di questo tipo avvenuta finora nel Mediterraneo, non c’è bisogno di trattenere la nave per le indagini, scrive. Agenzia di stampa slovena.

“Abbiamo chiarito il contesto e le cause di questo disastro di rifugiati. Il salvataggio richiederebbe troppo tempo e costerebbe troppo. Se il governo o le organizzazioni umanitarie vogliono salvare la nave, questa è una loro decisione”, ha detto Salvi.

Le sue dichiarazioni hanno immediatamente suscitato reazioni di indignazione, in particolare da parte del centro italiano per rifugiati CIR e dell’organizzazione Save the Children. “Pensando che non sia necessario salvare centinaia di morti nel Mediterraneo, perché i loro corpi non verrebbero utilizzati nelle indagini, mi indigno (…) La Procura avrebbe fatto lo stesso se ci fossero stati italiani, tedeschi o anche gli europei in barca?”, ha chiesto Giovanna Di Bendetto, rappresentante di Save the Children.

Dieci giorni fa la Marina italiana aveva annunciato di aver localizzato il relitto affondato della nave sulla quale ad aprile morirono centinaia di migranti. Il relitto è stato scoperto a 85 miglia dalla costa della Libia, ad una profondità di 375 metri, secondo il comunicato. STA. Solo 28 persone sopravvissero al naufragio e, degli 800 morti stimati, solo 24 corpi furono ritrovati in mare dopo l’incidente. I subacquei hanno recentemente scoperto diversi corpi tra i rottami.

Il primo ministro italiano Matteo Renzi ha recentemente annunciato che, se possibile, la nave verrà sollevata dal fondale marino e che alle vittime verrà data una degna sepoltura. STA.

Giuliano Presutti

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