Le principali fonti di reddito per la mafia italiana rimangono il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura. Il numero indicato è probabilmente sottostimato, poiché non si sa quanto sia diffusa la mafia nell’economia italiana.
© Tomaž Lavric
Il reddito annuo della mafia italiana ammonta ad almeno 40 miliardi di euro, che è solo di poco inferiore al reddito delle più grandi aziende italiane come Eni ed Enel, secondo il rapporto della Camera di Commercio della CGIA. Il rapporto sottolinea che questa cifra è probabilmente sottostimata, poiché non si sa quanto sia diffusa la mafia nell’economia italiana.
La camera di commercio CGIA ha fatto notare che le entrate della mafia italiana raggiungono così quasi il due per cento del prodotto interno lordo italiano, e che le attività della mafia non si limitano solo al sud più povero del Paese, ma ci sono dati inquietanti sul prevalere della mafia nel Nord economicamente più sviluppato.
Le principali fonti di reddito della mafia rimangono il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura. La mafia è anche coinvolta nella prostituzione e nel commercio di armi in tutta Italia, riassume i risultati del rapporto l’agenzia di stampa austriaca APA.
La mafia è anche coinvolta nella prostituzione e nel commercio di armi in tutta Italia.
La crescente penetrazione delle strutture mafiose nell’economia italiana è pericolosa anche per il normale funzionamento del Paese. Nel Mezzogiorno sono poche le regioni in cui le strutture mafiose non sono diffuse.
La scorsa settimana, l’Italia ha ottenuto un significativo successo nella lotta alla criminalità organizzata, arrestando Matteo Messina Denaro, il primo uomo di Cosa Nostra siciliana. Denaro era in fuga da 30 anni ed è stato arrestato in una clinica privata a Palermo, in Sicilia.
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