Paesi Bassi: il risultato dell’eutanasia è un cambio di mentalità

Il risultato di vent’anni di eutanasia legalizzata in Olanda si esprime non solo nel numero dei morti, ma nei cambiamenti avvenuti nella coscienza della nazione: ha accettato la morte su richiesta, il vescovo di Amsterdam Johannes Hendricks è convinto di ciò, osservando che oggi tutti hanno già almeno un parente, parente o amico che ha concluso la propria vita in questo modo.

Secondo il vescovo Hendricks, l’eutanasia è per certi versi simile all’aborto in quanto provoca cambiamenti altrettanto profondi nella mentalità della popolazione. Sembra che tu possa avere tutto ciò che vuoi, persino la morte quando vuoi. In effetti, il vero problema dietro l’eutanasia è la solitudine.

La solitudine è ciò che priva la vita di significato, e quando la malattia colpisce, le persone non vogliono essere un peso per gli altri. Pertanto, molte persone spesso si sentono meglio quando vengono trasferite in centri di cura o case di riposo, poiché non sono più sole e possono essere visitate più spesso dai parenti in tali situazioni.


La legge sull’eutanasia rappresenta una gravissima ferita inferta all’umanesimo europeo, perché incide sull’incomprensibilità della vita umana.

La mentalità dell’eutanasia continua a crescere

Amsterdam Ordinary in conversazione con un quotidiano italiano Avvenire riconosce che la mentalità dell’eutanasia continua a guadagnare terreno. Al Parlamento olandese sono stati presentati due disegni di legge che estendono l’eutanasia ai bambini più piccoli, in quanto attualmente autorizzata a partire dai 13 anni, e agli anziani, di età superiore ai 75 anni, che non soffrono di “nessuna malattia incurabile e non stanno per morire, ma si sentono solo stanchi. “Non possiamo far finta che queste leggi non passeranno. So che è estremamente triste, ma questi sono i fatti. L’individualismo nella nostra società è troppo forte. E non ci sarà alcuna opposizione vocale a livello politico”, è convinto Mons. Hendricks.

Il vescovo afferma che la Chiesa olandese ha cercato di opporsi alla legalizzazione dell’eutanasia. Vent’anni fa, la Conferenza Episcopale ha confermato il principio assoluto dell’inviolabilità della vita umana e del suo valore. Ha pubblicato una raccolta di documenti, dichiarazioni ufficiali e comunicati stampa, a cura del cardinale Adrianus Simonis, che mostrano come la Chiesa cattolica nei Paesi Bassi si sia sempre opposta a questa pratica e si sia battuta per impedirne la legalizzazione.

Il cattolicesimo nei Paesi Bassi ha già in gran parte perso la sua importanza.

Sin dall’inizio i vescovi hanno denunciato il rischio che l’eutanasia diventi un luogo comune nel corso degli anni. Il cardinale Willem Eijk, che è lui stesso medico ed esperto di bioetica, ha un grande merito in questo campo. Quando la legge è stata approvata, il cardinale italiano Ersilio Tonini l’ha definita “una gravissima ferita inferta all’umanesimo europeo, perché tocca l’imperscrutabilità della vita umana”. Ma il cattolicesimo ha già ampiamente perso la sua importanza nei Paesi Bassi. Non c’è stata una chiesa viva lì per 45 anni. Solo il 45% degli olandesi si dichiara religioso e solo il 2% dei cattolici frequenta regolarmente la chiesa.

Il Vescovo di Amsterdam Johannes Hendricks: “I Paesi Bassi hanno urgente bisogno di rinnovamento religioso”. FOTO: Avvenire

Esempi concreti piuttosto che divieti

I sacerdoti rispondono alla situazione della società attraverso il loro lavoro pastorale: si sforzano di essere vicini ai fedeli ea tutti coloro che ne hanno bisogno. Il vescovo Hendricks spiega come nelle sue prediche insiste sugli aspetti umani, perché secondo lui, nella società olandese, bisogna dare esempi concreti piuttosto che divieti: “Se vogliamo aiutare le persone a trovare Cristo, dobbiamo attirarle a Lui e spiega loro che siamo tutti creati a immagine di Dio”.

Il vescovo racconta spesso ai fedeli la storia di Annie, una signora del suo paese natale di Leidschendam: quando era ancora parroco, dopo la messa in una casa di riposo portava la comunione nella sua stanza, perché soffriva di sclerosi multipla progressiva ed era costretta a letto. . Nonostante questo, era sempre felice, positiva, tutti venivano da lei e si sentivano meglio intorno a lei. Come dice il vescovo, “all’epoca non c’era la legge sull’eutanasia, ma sono sicuro che lei non l’avrebbe voluta: voleva vivere, non morire”.


Ai giovani va insegnata la realtà del dolore e quindi come sopportarlo, perché il dolore fa parte del nostro mondo in varie forme…

Alto tasso di suicidi

L’alto tasso di suicidi testimonia anche lo stato spirituale di questa nazione. Secondo le statistiche, ogni giorno si suicidano cinque persone, a cui vanno aggiunti 189 suicidi assistiti. Qualche mese fa ha destato scalpore il clamoroso caso di Elia, una ragazza di 28 anni, ricoverata in vari istituti dall’età di dieci anni: ha chiesto l’eutanasia per motivi di salute mentale e le è stata concessa. Era sana, bella, intelligente, ma sola e disperata.

Secondo mons. Hendricks, ai giovani va insegnata la realtà del dolore e quindi come sopportarlo, perché il dolore fa parte del nostro mondo in varie forme: guerre, violenze, malattie, calamità naturali, incidenti grandi e piccoli: “La fede può indicare la via per l’accettazione, il sostegno tra fratelli e sorelle, l’illuminazione per gli altri quando siamo noi a soffrire come Annie. Non che incoraggiamo il desiderio di chiamare in aiuto la morte.”

Mons. Hendricks ammette che “i Paesi Bassi hanno urgente bisogno di rinnovamento religioso”.

Giuliano Presutti

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