L’alleanza di centrodestra, che comprende, oltre all’estrema destra Fratelli d’Italia, la Lega di Matteo Salvini e l’Avant Italia di centrodestra dell’ex premier Silvio Berlusconi, secondo i sondaggi, ha buone possibilità di conquistare la maggioranza parlamentare nel elezioni, e Fratelli d’Italia diventerebbe il partito più forte con circa il 24% di consensi. Ne abbiamo già scritto nell’articolo La rivoluzione conservatrice in Italia: posizioni concrete e Giorgio Meloni.
Il centrodestra ha moltiplicato le sue occasioni in questi giorni, quindi ci si aspettava che la sinistra, per fermare la fuga di Meloni e compagnia, attaccasse con tutte le sue forze alcuni punti “critici” di Meloni.
In primo luogo, non sono riusciti ad attaccare scrivendo del desiderio della Meloni di far uscire l’Italia dall’UE, poi sono saltati sull’argomento popolare di sinistra: l’aborto. Così hanno incluso nella campagna anche una delle più grandi modelle e influencer italiane e mondiali, Chiara Ferragni.
Per iniziare la campagna, i Fratelli in Italia scelsero Ancona, città sul mare Adriatico e capoluogo delle Marche. Del partito fa parte il presidente della regione, Francesco Acquaroli, il che, secondo la Meloni, dimostra che il partito è capace di governare.
All’inizio della campagna, ha risposto agli attacchi secondo cui il partito favoriva l’uscita dell’Italia dall’UE. “Non vogliamo uscire dall’UE. Abbiamo un problema con l’aumento dei prezzi dell’energia. L’UE, che si è occupata di tutto, compresi gli insetti da cucina, non ha pensato di preparare una seria strategia energetica. Ciò non significa che vogliamo uscire dall’Ue, ma dobbiamo affrontare la realtà: non ci interessa come si cucinano gli insetti, ma come si accendono le luci”, disse Meloni.
Quando la sinistra ha visto che il primo attacco alla Meloni era fallito, ha usato temi popolari di sinistra. Prima di tutto, la deputata del Consiglio europeo delle regioni del Pd, Manuela Bora, ha dichiarato pubblicamente di essere “l’area di Marke è peggio del Texas”. Con questo, ovviamente, intendeva la disponibilità all’aborto in quella regione italiana, che secondo lei è così brutta. La frase ha subito preso piede sui media e tra gli attivisti di sinistra, e tutti hanno cominciato a vedere le Marche come una regione che avrebbe rivelato cosa avrebbe fatto la destra a tutta Italia se fosse salita al potere.
Due giorni fa, un’influencer e una modella si sono unite a questa campagna avviata da un esponente del Partito Democratico Chiara Ferragni, che sai di più dai poster e dalle pubblicità del tuo marchio o di altri famosi marchi di moda che dalle opinioni. Ha condiviso la storia con i suoi 20 milioni di follower su Instagram, scrivendo: “Ora è il momento di reagire e fare di tutto affinché cose del genere non si ripetano”. Il suo post faceva riferimento a un post condiviso con la didascalia: “Il Fdl (Fratelli d’Italia) ha reso impossibile l’aborto nelle Marche. Una politica del genere diventerà tutta italiana se la destra vincerà le elezioni”.
Il suo curriculum non è passato inosservato. I campioni di praticamente ogni partito di sinistra hanno risposto con lodi.
Italia, sondaggio Demopolis:
FdI-ECR: 24%
PD+-S&D|G/ALE: 23%
ID LEGA: 15%
M5S-NI: 11%
FI-PPE: 7%
A/IV-RE: 6% (+1)
AVS-SINISTRA|G/ALE: 4%+/- rispetto al 10-11 agosto 2022
Campo: 22-24 agosto 2022
Dimensione del campione: 1.408
➤ https://t.co/Aee87Dky1j pic.twitter.com/H1hFpGIxo8— L’Europa elegge (@EuropeElects) 24 agosto 2022
Dov’è il cuore del problema?
In Italia l’aborto è stato legalizzato con un referendum nel 1978. Nelle Marche, invece, già lo scorso anno avevano deciso che, a differenza di altre regioni, non avrebbero seguito i consigli del Ministero della Salute, che diverse cliniche, non solo ospedali , potrebbe dare la pillola abortiva alle donne. Inoltre, in Italia vige una regola secondo cui i medici possono interrompere una gravidanza fino a nove settimane di gravidanza, nelle Marche questo limite è stato fissato a sette settimane.
Anche le province di Umbria e Abruzzo hanno deciso di ribellarsi alle direttive del ministero con la pillola abortiva, e su questo si discute anche nella provincia piemontese, e le tre regioni si caratterizzano per il fatto di essere guidate da il centrodestra.
Niente politica, i medici fermano l’aborto
Pertanto, la sinistra ha iniziato a giocare questa carta con tutte le sue forze. Ma i dati dei gruppi di attivisti di sinistra dimostrano che la difficoltà ad abortire nelle Marche non è colpa della politica, ma soprattutto dell’obiezione di coscienza medica. In effetti, i medici in Italia generalmente hanno ragione con i Meloni, visto che praticamente tutte le regioni hanno più del 50% di medici che non vogliono praticare aborti o esercitare l’obiezione di coscienza.
Oggi in Italia ci sono 31 strutture sanitarie, che comprendono il 100% di ginecologi, anestesisti e infermieri che praticano l’obiezione di coscienza. Una nuova indagine sul movimento transfemminista “Non uno di meno” mostra che 7 medici su 10 in Italia si rifiutano di eseguire aborti. Nella regione del Marke la percentuale di obiettori di coscienza è del 71,2%. È il più grande in Molise, dove l’obiezione di coscienza colpisce oltre il 90% dei medici, e in Sicilia, dove supera l’80%, e il più piccolo in Valle d’Aosta, dove è di poco inferiore al 30%, e in Emilia -Romagna, dove è di poco inferiore al 50%.
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