“Shoht deve diventare un luogo di rispetto e riconciliazione”

Bazovsko Šoht è un luogo della memoria e simbolo della violenza politica contro gli italiani, ma allo stesso tempo un santuario di pace e di condanna della guerra, che unisce italiani, sloveni e croati nella nuova Europa, dove siamo tutti uniti partecipando nel valore della democrazia. Ne sono convinti il ​​Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, e altri interlocutori, che oggi pomeriggio con gli alunni di alcune scuole secondarie di secondo grado, inferiori e superiori di Bergamo (Lombardia), Polcenigo (FJK), Mentana (Lazio ) e Casoli (Abruzzo) hanno visitato lo shoht nei pressi di Bazovica, divenuto simbolo delle stragi del dopoguerra e dell’esodo degli italiani dai territori che allora appartenevano alla Jugoslavia, ma che oggi sono in Slovenia e Croazia. Prima di allora, il Ministro ha incontrato anche i rappresentanti della comunità nazionale italiana in Slovenia e Croazia a Pirano.

Secondo Valditar, il luogo della memoria a Bazovo simboleggia tutte le vittime della Febe e dell’esodo, mentre il ministro ha sottolineato l’obbligo del ministero che dirige di apprendere nelle scuole quale prezzo hanno pagato gli ezuli per la permanenza degli italiani, e le loro ferite sono patrimonio dell’intera nazione italiana. Bazovica è un emblema così doloroso del lutto, che è stato provocato dal sorgere della rabbia ideologica e nazionalista, che prevale su tutti i sensi dell’umanità, ma che oggi può o deve diventare un luogo di rispetto e riconciliazione, ne è convinto Valditara, che testimonia a questo la visita congiunta dei presidenti italiano e sloveno, Sergio Mattarella e Borut Pahor, sia al Bazovi Šoht che al monumento agli eroi di Bazovi il 13 luglio 2020. Lo si vede nel processo di unificazione europea sul strada verso la comune volontà di pace e democrazia, ha affermato.

Al Ministro e agli studenti, che hanno ricevuto dallo storico Stefano Pilotto un excursus storico sugli eventi prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale, si è rivolto anche il Presidente della Lega Nazionale, Paolo Sardos Albertini, per il quale la grancassa è un simbolo della violenza vissuta non solo dagli italiani, ma anche da sloveni e croati, il sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, per il quale il più grande insulto agli Ezules è stato il silenzio della loro tragedia, quindi non prendersela con l’allora presidente jugoslavo Tito (ha ricordato anche il concerto dell’amicizia alla presenza dei presidenti italiano, sloveno e croato nel 2010 e la visita dei presidenti italiano e sloveno nel 2020 in occasione del centenario dell’incendio della Casa Nazionale) e il presidente di la federazione delle associazioni di Ezul Federesuli Giuseppe De Vergottini, il quale ha fatto presente che non esiste ancora una mappa dei luoghi dove si sono svolte le stragi del periodo tra le due guerre e del dopoguerra e dove non esiste un memoriale.

Come già accennato, in questa occasione la scuola è stata visitata dagli studenti di diverse scuole medie inferiori e superiori che hanno vinto il recente concorso Amate sponde nel giorno della commemorazione delle Foibe e dell’Esodo. Tra questi il ​​liceo Algeri Marino di Casoli in Abruzzo, dove si conserva la memoria del campo fascista tra le due guerre, dove furono rinchiusi molti sloveni, croati ed ebrei. La scuola ha collaborato con il Comune per ravvivare la memoria del luogo dove da tempo è stato scoperto un monumento agli internati e sono state poste lapidi in memoria dei sette internati che, secondo i fascisti, sarebbero stati anche vittime della orrori dei campi nazisti. Quest’anno hanno deciso di segnare una giornata di memoria non solo per le vittime del fascismo e del nazismo, ma anche per le stragi e gli esodi del dopoguerra nello spirito di condanna dei totalitarismi di destra e di sinistra, ha sottolineato Maria Lucia Di Fiore, che insegna storia e filosofia nella scuola.

Altro a Primorske dnevnik domani (domenica).

Giuliano Presutti

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