Sloveni e croati nel mattatoio dell’Abissinia
TREST, 23 febbraio. All’inizio di questa settimana, tutti i coscritti militari dell’anno 1908 furono chiamati alle armi nel territorio giuliano. Finora sono stati mobilitati i riservisti degli anni 1908, 1909, 1910, 1911, 1912 e 1913. È interessante notare che fino a questi anni tutti gli abitanti di tutto il territorio giuliano erano riservisti mobilitati, indipendentemente dal reparto di appartenenza. Secondo le informazioni più attendibili, si sa che le due divisioni, che furono le prime mobilitate per la guerra contro l’Abissinia, erano composte principalmente da sloveni e croati della Krajina giuliana. La divisione (4 reggimenti), che ha una guarnigione a Fireza, è composta in stragrande maggioranza da sloveni e croati, e il loro numero è il 75% di tutti i soldati. Sappiamo che la maggior parte di sloveni e croati è andata all’ufficio risorse umane di Firenze. C’erano sempre più slavi che italiani nelle baracche di Ferenc. In questa divisione, che ha un presidio a Messina e che è anch’essa mobilitata, ci sono circa il 30% di slavi. Ciò significa che in entrambe le divisioni c’è un totale del 50% di sloveni e croati, che equivale a 1 intera divisione.
PARIGI, 23 febbraio. Le notizie secondo cui l’Italia vuole utilizzare principalmente sloveni e croati della Krajina giuliana per la guerra contro l’Abissinia, il che significa mandare le giovani minoranze nazionali in un mattatoio da cui pochi torneranno, hanno suscitato grande indignazione tra le organizzazioni locali dell’emigrazione e gli antifascisti. Apprendiamo da una fonte attendibile che questa indignazione non è stata solo verbale, ma che sono state prese anche misure adeguate per proteggere i soldati sloveni e croati da Julian Krajina. Sono già stati presi contatti con il governo etiopico, al quale è stato comunicato che soldati non di nazionalità italiana, ma appartenenti ad una minoranza nazionale oppressa, combatteranno nelle prime file dell’esercito italiano. Per questo motivo al governo etiopico fu detto di tenerne conto e di trattare i soldati slavi catturati in modo diverso dagli italiani. È stato inoltre assicurato che esperti e interpreti sloveni sarebbero stati a disposizione del governo di Addis Abeba e dell’esercito etiopico. A tal fine verrà creato presso il Ministero della Guerra di Addis Abeba un apposito servizio, il cui scopo principale sarà quello di utilizzare volantini degli aeroplani per avvertire i soldati sloveni e croati di non aver paura della prigionia, perché saranno accettati come amici in Abissinia. (…)
Giornale della sera di Maribor Jutra, 23 febbraio 1935
Le preoccupazioni abissine dell’Europa
Londra, 23 febbraio d. Secondo notizie da Addis Abeba, un accordo di principio sarebbe già stato raggiunto tra Italia e Abissinia sulla definizione di tutte le questioni controverse, ma le trattative sono fallite per le specifiche richieste del rappresentante italiano in tribunale di Njeguš. (…) Il Ministro degli Esteri inglese cercò di persuaderlo che l’Italia dovesse fare delle concessioni nelle trattative con l’Abissinia, ma Grandi, seguendo le istruzioni ricevute a Roma, dichiarò che d’ora in poi l’Italia non sarebbe stata più soddisfatta delle richieste iniziali . (…)
Gli ambienti politici londinesi ritengono che la situazione sia peggiorata non solo nell’Africa orientale, ma anche in Europa. Viene confermata la notizia che la Germania coglierebbe l’occasione e cercherebbe di realizzare i suoi piani di espansione in Austria ea Klaipeda se l’Italia si impegnasse seriamente in Africa. L’inviato inglese a Roma fu subito incaricato di avvertire Mussolini di tali possibilità, ma la sua missione sembra ancora oggi fallita. L’Inghilterra sta anche cercando di influenzare gli ambienti responsabili di Addis Abeba, e il rappresentante inglese ha informato il ministro degli Esteri etiopico che l’Inghilterra non può intervenire con successo a Roma per l’Abissinia se il governo etiopico non ferma l’agitazione ostile tra le tribù etiopi e se in diretta le trattative con gli italiani non fanno concessioni ai deputati.
Mattina, 24 febbraio 1935
Indignazione nella stampa inglese
La notizia del continuo bombardamento delle infermerie della Croce Rossa, che dimostra come gli italiani non siano stati minimamente istruiti dalla terribile eco che i bombardamenti e la distruzione della Croce Rossa Svedese hanno avuto nel mondo, farà molto parlare del presidente della Repubblica degli Stati Uniti Roosevelt, una grande influenza anche tra le nazioni che ora stavano a guardare e guardavano le attività abissine con gli occhi di un osservatore disinteressato. “Sta accadendo sui campi di battaglia dell’Africa”, scrive il Times, “e non è più guerra, è la diffusione della barbarie”.
Sloveno, 7 gennaio 1936
fedi nuziali,
che raccolgono per aumentare la riserva aurea della madrepatria, mentre piove. Si dice che presto non ci sarà uomo sposato che non abbia sacrificato il suo anello. A Vrsar (Orsera), un piccolo paese istriano di 1.000 abitanti, ad esempio, finora sono stati raccolti 6 kg di oro e argento. Raccolgono anche ferro e rame. (…)
Sloveno, 7 gennaio 1936
Fonte: Biblioteca digitale della Slovenia – dLib
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