Ibra si è fumato un sigaro, poi si è rivolto ai tifosi: l’Italia è Milano!

Variegata già dopo la vittoria in trasferta di Sassuolo (3-0), dove i milanisti hanno festeggiato il loro primo titolo nazionale dopo il 2011 sul verde dello stadio Mapei. Zlatan Ibrahimovicche ha acceso un sigaro per terra.

“E’ meraviglioso, l’ultima volta che sono stato qui il Milan era campione, e ora 11 anni dopo siamo di nuovo campioni e io sono di nuovo qui”, ha detto. Sky Sport Italia. “Sono venuto e ho promesso qualcosa, ma ho mantenuto quella promessa. In tanti hanno riso quando ho detto che avremmo vinto di nuovo lo scudetto, ma abbiamo lavorato sodo e mostrato alla squadra cosa significa soffrire per il risultato. Dedicherei il titolo a Mina (Agente Raioli, op. cit.), era uno di quelli che voleva vedermi a Milano e mi diceva che ero l’unico che poteva salvare il Milan. Cosa diresti se fossi qui adesso? “Giochiamo altri 10 anni per rubare ancora più soldi!” (ridere)

Poiché “non vede un altro Ibra”, l’esperto svedese ha lasciato intendere che intendeva continuare la sua carriera e la decisione di annunciare nei prossimi giorni. Ha ammesso che anche nelle ultime settimane la morte di Raiol non gli ha reso le cose più facili.

“Avevo paura di dover interrompere la mia carriera, ma ho gestito il mio stile. La differenza rispetto alla squadra del 2011 è enorme. In quella c’erano 22 campioni che hanno vinto tutto, eravamo i favoriti prima di ogni stagione. Ci sono tanti giovani in rosa adesso, gli mettiamo pressione e facciamo loro sapere cosa rappresenta il Milan. È una storia completamente diversa”, ha aggiunto Ibrahimovic.

La squadra milanese è arrivata alla sede del club poco dopo la mezzanotte in autobus, mentre Ibrahimović sedeva in prima fila con il trofeo ed è stato il primo a salutare il pubblico esultante, che si è rivolto anche loro con un microfono in mano.

“Ci è venuto a conoscenza solo in quel momento. Voglio solo dire un’altra cosa… Mi senti? Milano non è Milano, l’Italia è Milano! Forza Milan, sempre! gridò Ibrahimović.

Gioachino Femia

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