Il modulo valico di frontiera non è stato ancora aggiornato: chiarimenti dal prefetto

Le norme parlano chiaro: per entrare in Italia, anche se abbiamo guidato in Slovenia entro i limiti prescritti di 60 km dal nostro luogo di residenza, come autorizzato dal decreto del ministro della Salute Roberto Speranza dal 2 giugno, è obbligatorio completare Modulo online PLF europeo. Ciò vale anche per chi guida in senso contrario rispetto alla normativa sopra richiamata.

A giudicare dalle informazioni che devono essere inserite, il modulo online PLF è destinato a viaggi più lunghi piuttosto che a un rapido salto attraverso il confine per fare commissioni o altre attività simili.

Il sospetto trova conferma quando la compilazione del modulo è quasi terminata: poco prima della fine del processo, il soggetto deve scegliere una delle tre opzioni. Puoi dichiarare che entrando in Italia presenterai un risultato negativo della PCR o del test rapido di età inferiore alle 48 ore, che ti sottoporrai a una quarantena di dieci giorni o che appartieni ad uno dei gruppi per i quali è prevista l’agevolazione all’attraversamento del confine fornito. Non è possibile spuntare il rilievo “60 chilometri”. Compilando il modulo, dichiariamo inoltre di aver preso visione delle sanzioni penali e amministrative previste in caso di dichiarazioni mendaci. Chi varca il confine con riferimento all’ordinanza di Speranza del 2 giugno non può infatti compilare on line il modulo PLF.

Abbiamo denunciato oggi le carenze al prefetto di Trieste, Valerio Valenti, assessore di governo per la regione Friuli-Giulia. Gli abbiamo anche chiesto spiegazioni sulla procedura da seguire. Dopo aver consultato le persone competenti, ci ha informato che il Ministero della Salute ne è a conoscenza. “Anche le pattuglie di frontiera sono a conoscenza di questo caso, quindi fino a quando le scappatoie non saranno appianate, i membri delle autorità di sicurezza ti chiederanno al massimo verbalmente da dove vieni”, ha spiegato il prefetto Valenti e ha sottolineato che il ministero della Salute sta lavorando per eliminare questo divario il prima possibile.

Joachim Femi

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